Chiesa del Gesù, Napoli: il mistero della melodia incisa sulla facciata

La Chiesa del Gesù Nuovo è uno dei luoghi da visitare a Napoli col maggior numero di misteri e storia.

Dalla sua origine, alla rivolta contro l’inquisizione nel XVI secolo, fino alla recente scoperta di una melodia segreta incisa in aramaico sul bugnato della chiesa. Ma, prima di arrivare a farvela sentire, facciamo un passo indietro fino al 1470, quando fu posta la prima pietra delle sue fondamenta.

Non una Chiesa, ma un edificio civile. Questa era l’origine dell’attuale complesso. Nel 1470, infatti, Roberto Sanseverino, Principe di Salerno, commissionò all’Architetto Novello da San Lucano la sua progettazione e costruzione. La famiglia Sanseverino, però, diciamolo con un eufemismo: non godeva di buoni rapporti con la Corona Spagnola. Già 15 anni dopo il figlio di Roberto, Antonello, fu esiliato dalla Città per aver guidato la congiura dei Baroni. Il ritorno di suo figlio sembrava aver sancito un corso pacifico nei rapporti tra la famiglia e la Corona, che trovò il culmine nelle Accademie delle Scienze e delle Arti che videro nel tempo succedersi menti come Pontano e Sannazzaro.

Ma agli spagnoli, e in particolare al Vice Re Don Pedro De Toledo, le manifestazioni culturali di origine autoctona non piacevano affatto. Contrastavano con il processo culturale della spagnolizzazione. Nel 1542 ne ordinò la chiusura. Cinque anni dopo, addirittura, provò a introdurre l’inquisizione a Napoli. Napoli che, già allora, diede prova della sua resistenza all’odio e alla violenza, ribellandosi. Anche con l’aiuto di Ferrante Sansevero, erede di Roberto, che portò a termine, insieme al popolo, l’insurrezione, finendo però per sempre esiliato dalla città.

I suoi beni furono confiscati e rivenduti dagli Spagnoli per fare cassa. Il palazzo fu comprato dai Gesuiti che tra il 1584 e il 1601 lo convertirono nell’attuale Chiesa. C’era un particolare della costruzione che, però, ancora stuzzicava la curiosità di chi ne osservava la facciata. I segni incisi sulle pietre della sua facciata. Solchi profondi, chiari, troppo per essere lì per caso. Le prime teorie immaginavano fossero segni che indicassero le cave di provenienza dei blocchi e le squadre di tagliapietre succedutesi durante l’edificazione. Qualcun altro che fungessero da codice alchemico; ipotesi credibile date le Accademie e le Società che si riunivano all’interno. La tesi esoterica, però, non è mai parsa davvero credibile. La disposizione dei simboli non rispettava infatti gli schemi alchemici di riferimento e il Palazzo, invece che protetto, sembrava addirittura essere maledetto dai suoi stessi “scudi esoterici”, date le sfortune che lo colpirono nei secoli. Colpirono letteralmente, come la bomba che si schiantò sulla navata durante la II Guerra Mondiale, per fortuna senza innescarsi.

Il mistero troverà una risposta solo nel 2010, quando lo storico Vincenzo de Pasquale rivela la melodia segreta dopo ben 5 anni di studi. Le incisioni, infatti, erano 7 simboli dell’alfabeto aramaico, usate per rappresentare 7 note musicali, disposte su un pentagramma di piperno. Grazie all’aiuto del gesuita Csar Dors e del musicologo Lòrànt Réz, entrambi ungheresi, de Pasquale, in un processo di ricerca che sembra uscito da una puntata di Mistero, è riuscito a tirare fuori un concerto, originariamente per strumenti a plettro, di quasi un’ora.

Per adesso potete sentirlo, ad organo, in una registrazione disponibile su Youtube, ma, ammettiamolo, quanto sarebbe bello poterla ascoltare di notte, dal vivo, suonata da un’orchestra proprio di fronte alla facciata su cui è stata silenziosamente incisa per più di cinque secoli?

 

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